E’ una figura professionale diffusa dalle scuole reggiane fino a sistemi educativi internazionali: io lo definisco il designer d’infanzia per eccellenza. E’ il progettista dell’atelier: predispone gli ambienti, i processi creativi ed i linguaggi espressivi necessari ad una conoscenza della realtà attiva, grazie a provate nozioni su materiali e tecniche, motivo per cui si tratta di un professionista di ambito artistico, che collabora con l’insegnante mettendo a disposizione il suo sapere, la sua sensibilità ed il suo background.
Nasce negli anni ’60, per merito del pedagogista padre del Reggio Approach, Loris Malaguzzi, come presenza operativa di supporto alla visione del bambino competente, cioè capace di ‘fare’, di apprendere tramite un vero e proprio lavoro, non solo di ascolto, un essere umano capace di esprimersi in tutti i suoi ’99 linguaggi’.
E’ interessante osservare che contestualmente un’altra parte d’Italia vede Bruno Munari sviluppare una grande ricerca sui processi creativi nelle scuole per mettere in luce i linguaggi e le potenzialità del bambino, incentivare il pensiero lungo, creativo, impegnato e divergente.
Che si possa parlare anche qui di creatività italiana?